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  • Immagine del redattorePuntalazzo Jazz Festival

Gaetano Spartà, l'"accento" del jazz siciliano

Randazzese trapiantato a Giarre, la musica è la sua stella polare tra attività come musicista e compositore e insegnamento musicale al liceo classico giarrese. A Puntalazzo suona con Marco Caruso al sax contralto, con Carmelo Venuto al contrabbasso e con Emanuele Primavera alla batteria. Farà da apripista alla serata etnea dell’ultima serata del Puntalazzo Jazz Festival, che poi sarà conclusa dal concerto del contrabbassista catanese Marco Panascìa in duo con il bassista campano Dario Deidda


di Manlio Vucotich



Gaetano Spartà

 

Puntalazzo Jazz Festival 2021 è un festival jazz che nasce in Sicilia, organizzato da siciliani. Quindi nella serata finale del 13 agosto il nuovo jazz “Made in Sicily” non può mancare: ecco il quartetto del 42enne pianista Gaetano Spartà. A Puntalazzo suona con Marco Caruso al sax contralto, con Carmelo Venuto al contrabbasso e con Emanuele Primavera alla batteria.

Randazzese trapiantato a Giarre, la musica è la stella polare di Spartà tra attività come musicista e compositore e insegnamento musicale al liceo classico giarrese.



Il 13 agosto farai da apripista alla serata "etnea" dell’ultima serata del Puntalazzo Jazz Festival, che poi sarà conclusa dal concerto del contrabbassista catanese Marco Panascìa in duo con il bassista campano Dario Deidda. «Aprire la serata di Marco è un privilegio. E’ parecchio tempo che io inseguo il Puntalazzo Jazz Festival. Esserci adesso, con l’energia che si respira a Puntalazzo è veramente qualcosa di magico per me. Con Marco ci conosciamo da anni ed ho una stima infinita di lui. Marco ha registrato con Salvatore Bonafede che è stato il mio mentore, il mio maestro che mi definisce addirittura un discepolo. Mi sono molto emozionato vederlo suonare a Puntalazzo con Eddie Gomez. E mi ha fatto piacere rivedere Marcello Pellitteri con cui avevo suonato anni fa in trio a Messina con Stjepko Gut».





Il tuo concerto presumo che partirà da “Accent”, finora il tuo unico album, di 3 anni fa, prodotto dalla romana Alfa Music. «Sì, lo suonerò per metà, è stato un disco che mi ha dato tante soddisfazioni a livello di critica e pubblico, per il resto farò brani sempre miei ma nuovi che dovevano confluire in un secondo album che la pandemia ha poi stoppato».





La tua band è una piccola nazionale siciliana: hai il catanese Venuto, l’ennese Primavera e il rosolinese, modicano d’adozione, Marco Caruso. «Ho cercato il meglio della Sicilia centro-orientale, artisti di grande sensibilità. Marco merita grandi palcoscenici, con lui c’è una sintonia perfetta. Emanuele è un batterista dalla sensibilità e modernità spiccata. Carmelo è bassista, contrabbassista, chitarrista sopraffino, adoro il modo in cui suona interpreta la musica. La mia musica, anche se rispetta gli standard dei brani americani – tema, improvvisazione e così via -, non sono swing, hanno quindi un sapore più mediterraneo, sonorità jazz di carattere più europeo».



Emanuele Primavera

Carmelo Venuto

Marco Caruso

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