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  • Immagine del redattorePuntalazzo Jazz Festival

Marco Panascìa, l'amico americano

Sono quasi 10 anni che il contrabbassista e bassista catanese Marco Panascìa, newyorkese ormai da più di 20 anni, non suona nella sua terra. L’occasione adesso il 13 agosto in chiusura del Puntalazzo Jazz Festival dove si esibirà in un Bass Duo con un vecchio amico, il bassista salernitano Dario Deidda


di Manlio Vucotich



Marco Panascìa

 


Sono quasi 10 anni che il contrabbassista e bassista catanese Marco Panascìa, newyorkese ormai da più di 20 anni, non suona nella sua terra. L’occasione adesso il 13 agosto in chiusura del Puntalazzo Jazz Festival dove si esibirà in un Bass Duo con un vecchio amico, il bassista salernitano Dario Deidda.


Con che spirito torni a suonare “a casa tua”? «Mi fa molto piacere suonare al Puntalazzo Jazz Festival, tra l’altro in una fantastica cornice naturale che sicuramente mi ispirerà molto. C’è sicuramente una bella atmosfera e non vedo l’ora di suonare in questo posto speciale».


Approfondisci Marco Panascìa e Dario Deidda Bass Duo


Il tuo set con Dario Deidda è ormai sperimentato da diversi anni. Avete in testa già quello che volete fare? «Sì qualche idea l’abbiamo ma è probabile che alcuni pezzi li sceglieremo solo all’ultimo momento».





Voi avete fatto insieme l’album “Bass Duo Live” del 2014. Partirete da questo album? «Certamente ma poi spazieremo lungo un repertorio che abbiamo costruito negli anni. Con Dario cerchiamo di fare almeno un concerto l’anno, o in America o in Italia. Alterneremo brani nostri con altri tratti dal Great American Songbook. I brani sono punti di partenza per sviluppare il dialogo fra i due strumenti e non facciamo altro che simulare il suono di un’orchestra intera. Siamo sia lo strumento melodico, sia quello di accompagnamento, la batteria, il fiato e ci interscambiamo in questi ruoli. Contrabbasso e basso elettrico hanno in comune che hanno 4 corde ma poi sono molto diversi tra loro per suono, timbri e colori. In questo modo non ci pestiamo i piedi a vicenda. Può sembrare strano che tra contrabbasso e basso elettrico possa crearsi questo tipo di interazione melodica».



Marco Panascìa e Dario Deidda
Io e Dario siamo sia lo strumento melodico, sia quello di accompagnamento, la batteria, il fiato e ci interscambiamo in questi ruoli. Contrabbasso e basso elettrico hanno in comune che hanno 4 corde ma poi sono molto diversi tra loro per suono, timbri e colori


Sei "americano" ormai da quanto tempo? «Vivo là ormai da 22 anni ed ho preso la cittadinanza americana nel 2017. Avendo mantenuto la doppia cittadinanza italiana-americana mi sono potuto spostare con più facilità oltre le restrizioni dovute alla pandemia. In Europa vengo da italiano mentre negli Usa torno da americano».





Ormai fai parte del grande circuito americano del jazz, che resta il principale nel mondo. Che deve fare un ragazzo che inizia oggi per intraprendere un percorso professionale importante come il tuo? «Andare in America per la musica per me è stata una cosa casuale, non intenzionale, e poi sono rimasto. Chi comincia adesso deve a suonare con le persone giuste già a casa. Io ho avuto la fortuna di farmi le basi suonando a Catania con musicisti del calibro di Francesco Cafiso, Dino Rubino, Alberto Alibrandi, Claudio Cusmano, Pucci Nicosia e altri. Al liceo musicale Bellini ho avuto un ottimo maestro di contrabasso classico, Nello Nicotra. Nel frattempo stavo studiando per una laurea in chimica. Quando sono andato in America mi hanno dato una borsa di studio e pensavo che sarei ritornato dopo sei mesi per finire i miei studi sia di contrabbasso classico sia di chimica. E’ finita che 22 anni dopo sono ancora lì. E’ stata una cosa casuale, non avevo affatto programmato di restare in America e diventare addirittura cittadino americano. E' accaduto tutto passo dopo passo».


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