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  • Immagine del redattorePuntalazzo Jazz Festival

Puntalazzo Jazz Festival, al via con Eddie Gómez: «Felice di suonare in un trio meraviglioso»

Aggiornamento: 11 ago 2021

L’edizione 2021 della kermesse internazionale ospitata nell’anfiteatro lavico di Puntalazzo di Mascali debutta il 9 agosto con l’Eddie Gómez Trio. Con il leggendario contrabbassista portoricano, newyorkese d’adozione, suoneranno due palermitani dalla caratura internazionale come Salvatore Bonafede al pianoforte e Marcello Pellitteri alla batteria


di Manlio Vucotich



Eddie Gomez
 

«Sarà una bellissima esperienza ritrovarci noi tre insieme per questi concerti». Marcello Pellitteri, il batterista palermitano ma newyorkese d’adozione, non sta nella pelle in vista dei concerti che lo vedranno al fianco di un mostro sacro come il contrabbassista portoricano (e newyorkese d’adozione anch’egli) Eddie Gomez (che ebbe come guest star nel disco “Trio!” del 1986) e dell’amico e concittadino, il pianista Salvatore Bonafede. Tre i concerti insieme in Sicilia per un trio inedito, il 9 agosto in apertura del Puntalazzo Jazz Festival all’Azienda Costa Sovere di Puntalazzo di Mascali, il 10 agosto alla Galleria D'Arte Moderna al Chiostro di S. Anna a Palermo per Palermo Classica e il 12 agosto al Teatro della Valle dei Templi di Agrigento.


«Anch’io non vedo l’ora - ribadisce da New York Eddie Gomez -. Sono molto felice di suonare di nuovo con Salvatore Bonafede, uno dei musicisti e compositori che amo di più al mondo, un artista speciale con una spiccata sensibilità. E più suoniamo insieme e maggiormente lo apprezzo. Mi piace l’interazione musicale con lui ma lo apprezzo anche dal punto di vista personale. Marcello (Pellitteri nda) è un altro musicista stupendo e non vedo l’ora di suonare con loro. E’ un trio meraviglioso, sarà un grande piacere per me. Io da buon portoricano mi sentirò più vicino al sentimento siciliano di questi giorni. Portorico è un’isola piccolina per certi versi simile alla Sicilia. Non vanta le tante culture che si sono incrociate nella storia siciliana ma qualcosa di simile è accaduto anche a Portorico».


Salvatore Bonafede


Che tipo di set ascolteremo? «Certamente brani vecchi e nuovi e brani che non ho suonato a lungo che possono apparire quindi come rinnovati. In trio noi possiamo suonare qualsiasi cosa, potremmo suonare anche “Tanti auguri a te” e andrebbe benissimo».



Marcello Pellitteri

Con Salvatore e Marcello è un trio meraviglioso, sarà un grande piacere per me. Io da buon portoricano mi sentirò più vicino al sentimento siciliano di questi giorni

Tornando a Puntalazzo, fantastico borgo sull’Etna, e pensando al jazz come suono della libertà, forse non è un azzardo fare un paragone fra la naturalezza della musica che sgorga dagli strumenti con quella del magma che esce dal cratere. «Certamente (ride nda). Tutti sulla terra, umani, animali, vegetali condividiamo gli stessi elementi chimico-biologici di base. La potenza del vulcano, la potenza dei mari o dei terremoti, sono centri di energia a cui magari non pensiamo. Con la musica o con altre arti, come la pittura o la scrittura o la danza possiamo sentire quel tipo di energia. Il vulcano ci ricorda come noi esseri umani siamo piccoli rispetto alla natura».


E non dimentichiamo che per noi siciliani l’Etna è donna… «…certo, come non dimentichiamo la rabbia delle donne…»


Il contrabbasso è stato il suo unico amore, sempre. Non è mai scattata la scintilla con il basso elettrico. Ci può dire perché? «Sin da ragazzo quando ho iniziato ho suonato il basso-violino, il contrabbasso, che appartiene ad un’altra famiglia rispetto alla chitarra basso. Agli inizi del Novecento le marching band della prima era del jazz suonavano la tuba come basso. Io non problemi con la chitarra basso ma ho sempre preferito il basso violino non tanto per una questione di musica ma per una questione di come registra lo strumento. Personalmente, per me la scelta è stata ovvia».



Eddie Gomez

Lei è appassionato anche di classica, ha suonato in vari dischi di classica, ama il rhythm & blues, la world music. Pensa che una fusione fra questi mondi con il jazz sia necessaria per il suo futuro? «Non penso necessaria, ogni musicista ha il proprio approccio alla musica. A me piace la musica che dà emozioni, che esprime sensibilità, sentimento. A me non importa se ascolti l’opera di Bellini o Puccini pezzi classici di Palestrina o Debussy o Beethoven, o il Rhythm&Blues o il country. Non divido la musica in generi, quel che conta è che la musica ti faccia sentire qualcosa».


Lei non ha un approccio conservatore verso la musica? «Per niente, un approccio conservatore non è salutare, bisogna essere aperti. L’approccio alla musica, jazz o qualsiasi altra cosa, deve essere ad un solo livello e produrre belle cose».


Non divido la musica in generi, quel che conta è che la musica ti faccia sentire qualcosa

Cosa pensa dell’elettronica nel jazz? «Se l’elettronica serve a creare connessioni fra la musica e le persone per me va bene. Io personalmente non ne faccio granché suo ma forse non serve dire se l’elettronica è ok o è sbagliata ma bisogna capire se ci aiuta a capire cosa vada bene o no».





Lei ha cominciato a suonare il contrabbasso a soli 11 anni, cosa può dire ad un ragazzo che si avvicina oggi alla musica jazz all’età che lei ebbe a metà degli Anni 50 quando cominciò gli studi musicali? «Fortunatamente il mondo è cambiato negli ultimi 50 anni ed oggi ci sono anche molte ragazze che suonano il basso, e bene, sia nel jazz, che nella classica o nel rock. L’importante è cominci a suonare il basso lo faccia con un approccio sincero».


L’immagine che caratterizza la sua lunga carriera è certamente l’aver fatto parte per più di 10 anni del Bill Evans Trio. Altri geni del jazz hanno attraversato la sua strada, Miles Davis o Chick Corea per ricordarne solo un paio, ma perché Bill fu così speciale per lei? «Bill Evans ha colpito in maniera profonda molti musicisti, la sua era una speciale capacità di comunicare profondamente con la musica. E’ stata una vera benedizione poter suonare con lui così a lungo, non si finiva mai di imparare. Lo stesso è stato con Miles ma per un periodo breve, con Bill durò a lungo. Fu un periodo veramente esplosivo».




E’ stata una vera benedizione poter suonare con Bill Evans così a lungo, non si finiva mai di imparare




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